El Merlu in Troncea
Il parco naturale della Val Troncea negli ultimi anni è la meta prediletta di tutta la mia famiglia. D’inverno la solchiamo fino allo sfinimento con gli sci ai piedi; la passione per lo sci nordico ormai ci ha travolto (soprattutto ha travolto il mio ginocchio, ma non importa, fortifica!).
Essere in mezzo alle montagne e sentire soltanto i rumori del vento o di piccole tormente, la corrente del torrente Chisone e il proprio affannato fiato cadenzato dal suono ritmato degli sci sulla neve mi fanno dimenticare per alcune ore l’inquinamento acustico e atmosferico della città.
Alcune di queste impressioni le ritrovo nelle camminate compiute per gli stessi luoghi anche d’estate, quindi la montagna in formato quattro stagioni sta riempiendo i miei momenti di relax.
l’ultima rilassante escursione l’ho affrontata con mia moglie raggiungendo il Rifugio Troncea per godere di un fantastico panorama pranzando a 1900 metri s.l.m.
Il rifugio offre un servizio di ristorazione tipico della valle piemontese, si possono apprezzare piatti freddi con vari salumi e formaggi, polenta concia con salsiccia o cinghiale in civet e altre pietanze tipiche a seconda della stagione e della disponibilità.
Quando ci si trova a mangiare in montagna non può mancare naturalmente il vino, e qui è arrivata l’inaspettata proposta dal proprietario del Rifugio Troncea.
La definisco una sorpresa perché la bottiglia suggeritami mi ha particolarmente convinto e la discesa a valle, verso Pragelato, è stata assolutamente agevolata dalla spensieratezza donatami dalla barbera. Mi sentivo leggero come un merlo svolazzante mentre ruzzolavo giù per l’agevolissimo sentiero.
El Merlu Doc Pinerolese 2018 è di sola uva barbera 100%, è affinato un anno in botti di rovere da 20 hl; al bicchiere si presenta con un rosso rubino scuro; i profumi sono intensi di mora e ribes; al palato è ben equilibrato con la freschezza che la fa da padrona come deve essere per ogni barbera che si rispetti. Conclude il sorso un buon finale fruttato e persistente.
La barbera de L’Autin si presta molto bene ad accompagnare i piatti proposti dal rifugio, può sostenere una carne come il cinghiale in civet e si adatta anche ad un primo di pasta al pomodoro.
L’unico appunto dolente è l’ormai consueta battaglia sulla temperatura di servizio del vino rosso nei ristoranti di qualsiasi rango e genere (ne ho scritto qualcosa su Torino Fan [Link] nella mia rubrica “il vino è per tutti“), certo, non ero in un luogo d’alta ristorazione (può accadere anche in quel contesto), anzi, preferisco la spartanità, ma il vino rosso caldo a 23 gradi non riesco proprio a digerirlo (problema mio, sia chiaro), ed ero a 1915 m. s.l.m. Comunque sia non è stato un problema, per fortuna ovunque si vada una glacette è sempre a disposizione (non mi preoccupo delle facce stranite del tavolo a fianco o dei proprietari, piuttosto, invito tutti a farlo senza remore). Per apprezzare al meglio un vino rosso la temperatura di servizio consigliata è intorno a 15 – 16 gradi (salvo alcune eccezioni), cioè a temperatura ambiente di una cantina.
Sottolineo il prezzo onestissimo della bottiglia al rifugio: pagata 12 euro!
Mantenersi in forma penso che sia la miglior ricetta per vivere più sereni, perciò consiglio una buona camminata per nulla complicata (certo, si fatica) fino al Rifugio Troncea, è alla portata di tutti, bastano solo buone gambe e qualche ora di tempo libero.
Dopo questa esperienza non mi resta altro che incamminarmi verso i 9 ettari vitati de L’Autin per scoprire questa cantina a conduzione biologica di Barge sita nel pinerolese.
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