Il rapporto qualità/prezzo è indispensabile
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Per sostenere un elemento cardine del mio modo di comunicare le esperienze enoiche, prendo spunto da una discussione avvenuta sul gruppone Facebook “Sommelier ” in risposta ad un iscritto che ha chiesto agli utenti del perché molti autori di post o di articoli non riportano il rapporto qualità/prezzo di una bottiglia recensita.
Il dibattito si è sviluppato con una suddivisione in due fazioni, tra chi era pro e chi era contro alla valutazione della qualità/prezzo (Q/P).
Mi sono anch’io schierato su una posizione piuttosto netta.
Per quel che mi riguarda trovo persino necessario indicare il prezzo di un vino che recensisco, e se nel caso non proponessi il preciso valore commerciale, sottintendo (spero in modo comprensibile) quale sia il mio giudizio sul rapporto Q/P facendo riferimento ad una fascia di spesa.
Penso che sia anche un modo per essere più chiaro e trasparente verso il lettore.
Chi mi legge ha una misura sulla quale può confrontare il proprio metro di giudizio.
Insomma, quando rivelo la qualità/prezzo il lettore sa chi ha di fronte, ha la possibilità di sapere quali sono i miei parametri qualitativi ed economici e da queste informazioni l’interlocutore può confrontarle con le proprie esperienze e la propria misura, perciò ha una reale occasione per essere in sintonia o meno con ciò che scrivo.
Il mio responso è del tutto soggettivo anche se adotto le analisi sensoriali AIS, però la mia esperienza e visione delle cose è un bagaglio personale che inevitabilmente finiscono nella valutazione di una bottiglia.
L’aspetto commerciale è un passaggio obbligato secondo la mia interpretazione del mondo del vino.
Dopotutto chi commercia con il vino, ovvero enotecari, grossisti, ristoratori, sommelier, produttori (ho dimenticato qualcuno?) parlano in continuazione di prezzi nelle loro compravendite tenendo ben a mente la qualità del prodotto. Non discutono della poesia del vino ma di fatti concreti, ed è ciò che secondo me un consumatore si aspetta da una recensione dettagliata.
Non disdegno il romanticismo nel vino, anzi, guai a togliere quest’ aurea sentimentale (il nome del mio blog lo conferma), però se decido di fare una recensione completa la parte razionale non deve mancare.
Potrei fare delle eccezioni nel caso scrivessi di una batteria di assaggi alle manifestazioni, dove non sempre chiedo il valore commerciale della bottiglia ma se decido di recensirne una in particolare sicuramente mi informo del prezzo consigliato dal produttore.
Il mio target di lettori è identificabile come appassionati di vino non esperti, perciò a me viene naturale (perché io sono fatto così e questo settore mi calza a pennello) specificare il valore commerciale.
Faccio ora degli esempi concreti con dei vini noti per essere il più chiaro possibile.
Il mese scorso un signore mi ha chiesto un consiglio su quale vino potesse stappare per un brindisi al suo matrimonio, costui comunque per festeggiare aveva in mente uno Champagne Brut “Moët Impérial” Moët & Chandon, un buon prodotto che si colloca su una fascia di prezzo di 30 – 35 euro.
Gli ho chiesto quanti fossero gli invitati e quanto era il budget di spesa.
Lo sposo mi ha chiesto consiglio perché tra gli invitati c’erano degli ospiti che gravitavano intorno al mondo del vino e non voleva deluderli.
Mi sono reso conto che le sue finanze non sarebbero bastate per la bottiglia che aveva in mente in rapporto al numero di invitati. Perciò, per abbassare necessariamente la somma da corrispondere, gli ho consigliato un Trento DOC Ferrari Maximum Rosé perché, a parer mio, ha un rapporto qualità/prezzo ottimo ( valore commerciale 22 – 25 euro), è comunque una marca conosciuta, presenta un perlage fine, un buon equilibrio gustativo ed il suo colore è affascinante.
In alternativa, se avesse voluto restare sulla fascia 30 – 35 euro e se il suo obbiettivo non fosse stato quello di badare al grande prestigio di una nota Maison, gli ho proposto un millesimato Franciacorta DOCG “Parosé” Mosnel che, sempre a parer mio, ha un eccellente rapporto Q/P e i commensali più avvezzi al riconoscere un’ottima bollicina sarebbero stati soddisfatti.
Perciò a me piace essere libero di dire che un Trento DOC Altemasi brut millesimato 36 mesi, rispetto al mio giudizio organolettico, al confronto con il resto della sua tipologia di vino e della rispettiva fascia di prezzo nel quale si colloca ( 14 – 16 euro), ha un ottimo rapporto Q/P.
Quindi, mi chiedo, ma alla fatidica e ricorrente domanda del signore prossimo al matrimonio, i grandi esperti del settore cosa gli risponderebbero? Dom Perignon 2008 ( è sempre Moët & Chandon)? Oppure, Vado a vedere in cantina cosa mi è rimasto?
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